
Il 21 gennaio si è tenuta la terza ed ultima conferenza dei servizi regionale, che doveva risultare definitivamente decisoria nello stabilire la sussistenza delle condizioni per l’approvazione o meno del biodigestore, proposto dalla società Maestrale nel capoluogo.
Un passaggio definitivo e non procastinabile secondo la normativa.
Ma, straordinariamente ed inusualmente, in evidente assenza dei requisiti necessari per l’approvazione, la Regione, invece di decidere SI o NO e chiudere il procedimento, con estrema disponibilità e solerzia e con altrettanto disarmante ed innegabile paternalismo, disponeva per un “secondo tempo“, rimandando a 30 giorni il momento decisorio. Il SI o il NO regionale al Biodigestore venivano giudicati necessitanti di un’attesa di altri 30 giorni.
Puerile chiarire che tale concessione di tempo da parte della Regione regalava alla Maestrale un ancoraggio, non dovuto ed insperato, di salvezza, per la realizzazione del biodigestore.
Quanto detto è già sorprendente notizia.
Ma non finisce qui.
Ben oltre l’immaginario, il secondo tempo della terza conferenza, che si sarebbe dovuto tenere a 30 giorni e quindi lunedì 21 febbraio 2022, non ci sarà!
Apprendiamo, notizia di qualche ora fa, che la regione ha accettato richiesta di sospensione del provvedimento da parte della Maestrale, datata 17 febbraio 2022. A tale richiesta, l’ente regionale ha fatto seguire un’ulteriore e tempestiva concessione di allungamento dei tempi decisori su un argomento che doveva essere obbligatoriamente chiuso il 21 gennaio ma che, a quella data e alla data successiva del 21 febbraio, non presentava, né avrebbe sicuramente presentato, i requisiti dell’accettabilità. Incredibile ma verosimile. La Regione, comunque, con tale atteggiamento, ci conferma indirettamente ed innegabilmente le evidenze malefiche proprie del biodigestore, riguardanti emissioni nocive, mega-caldaia, trasporti e tanta approssimazione tecnica con ricaduta sulla salute pubblica, come da sempre supposto e segnalato da parte dell’Associazione Medici Ambiente e mai da nessuno smentito. Altrimenti perché procastinare?
Il comportamento della Regione suggerisce che tale industria insalubre per il nostro territorio “sa da fare”.
Rammentiamo alla Regione che la nostra necessità di smaltimento rispetto l’organico e’ di circa 4.000 tonnellate e non 50.000 come previsto per il biodigestore della società Maestrale.
Rammentiamo ancora alla Regione, che il NOSTRO STATO DI SALUTE È COMPROMESSO, siamo sito di interesse nazionale necessitante di bonifica e non godiamo di una sanità pubblica che risponda alle impellenti attese dei cittadini in termini di richiesta sanitaria.
Un castigo a tutti i costi.
Dott. Giovambattista Martino – Associazione Medici per l’Ambiente