
Il biodigestore proposto da iniziativa privata a Frosinone e in attesa di VIA (Valutazione di impatto ambientale) da parte della Regione Lazio, di BIO ha veramente poco, se non nulla.
A titolo conoscitivo e divulgativo sintetizziamo che:
1) La struttura proposta prevede la digestione di 50000 (cinquantamila) tonnellate l’anno di rifiuti, contenenti di tutto, dai metalli pesanti ai rifiuti umidi. Una quantità oltre dieci volte superiore al fabbisogno di Frosinone, cui è attribuita una produzione di più o meno 3000 (tremila) tonnellate annue di immondizia. Ovvio ed intuibile l’arrivo a Frosinone di ingenti quantità di materiale da smaltire da altre realtà territoriali.
2) L’immondizia raggiungerà Frosinone attraverso tir che circoleranno sulle strade della nostra sfortunata e vilipesa città.
3) Dalla biodigestione e dal trattamento dei rifiuti si libereranno aerosolizzati patogeni che determineranno, come da letteratura, inquinamento biologico.
4) Avremo produzione di miasmi mefitici (puzza di uova marce) per azione della liberazione, soprattutto, di agenti tossici solforati.
5) Saranno indotte pericolose malattie da parte dei composti azotati,dei COV (composti organici volatili), dei composti solforati che si libereranno. Molecole che utilizzeranno quelle stesse polveri sottili che da anni ci soffocano e grazie alle quali aumenteranno la loro penetrabilità nei nostri polmoni,nel nostro organismo.
6) La digestione dell’immondizia produrrà il digestato, ovvero una poltiglia che rappresenta un RIFIUTO SPECIALE. Si partirà, quindi, da immondizia in entrata e si produrrà rifiuto speciale necessitante di ulteriore smaltimento, la cui modalità e luogo non ci è dato conoscere.
Ribadiamo: rifiuti speciali.
E non vengano a raccontarci note associazioni ambientaliste che il digestato, nella fattispecie, potrà essere usato come fertilizzante in agricoltura. Nulla di più falso. Assolutamente contro legge. Dove e come verrà trattato? Resterà o uscirà da Frosinone?
Alla fine verrà prodotto il biogas che verrà trasformato in biometano. Per il biometano vengono percepiti i fondi europei, perchè il biometano, di per sé, configura sicuramente un’ energia più pulita rispetto i derivati fossili, è meno inquinante. Ma prima di percepire guadagno dai fondi europei, chi investe in biodigestione investe nell’immondizia, oggigiorno ben più redditizia di tante altre operazioni economiche.
Per produrre una quota di biometano, ovvero un’energia utilizzabile per autotrazione, dovranno essere smaltite tonnellate di rifiuti, prodotti rifiuti speciali, insozzata una città, prodotte puzze tipiche di tutti i territori che subiscono i biodigestori. Ed ironia della sorte con un indice occupazionale previsto praticamente risibile.
Come interpretare le voci favorevoli dei mestieranti dell’ambiente, che in modo miserrimo tentano un confondimento tra l’immondizia e le masse organiche agricole?
Come interpretare la goliardia di chi ritiene la triturazione dell’immondizia, la puzza e gli agenti infettanti elementi che possono rappresentare un’innovazione per l’ambiente tali da migliorare la qualità dell’aria e del contesto urbano?
Dott.ssa Teresa Petricca, responsabile scientifico dell’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone
Autore: Teresa Petricca