
L’esposizione allo smog può avere effetti negativi sulla salute rendendo più fragili di fronte al virus e aumentando la prevalenza di patologie cardiovascolari, metaboliche e respiratorie
di Sergio Harari
Lo smog non «trasporta» SARS-Cov-2, ma chi è stato a lungo esposto all’aria inquinata, se contagiato, potrebbe andare incontro a una malattia più seria. Secondo i dati scientifici oggi disponibili, le particelle inquinanti non possono agire come «trasportatori» di particelle infettive del virus: l’inquinamento atmosferico è quindi difficilmente responsabile di un’impennata nei contagi.
SARS-Cov-2 viene trasmesso soprattutto tramite le goccioline respiratorie, o droplets, di una persona infetta che tossisca, starnutisca o parli a distanza ravvicinata; il contagio da superfici infette è più raro, mentre alcune indicazioni suggeriscono che il virus possa rimanere infettivo nell’aerosol di un ambiente chiuso. L’ipotesi invece che il particolato atmosferico possa veicolarlo e contribuire a diffonderlo per via aerea è assai improbabile, difficile infatti che il Coronavirus possa mantenere intatte le caratteristiche e proprietà infettive dopo esposizione prolungata all’esterno visto che temperatura, essiccamento e raggi UV ne danneggiano l’involucro.
L’esposizione allo smog può avere effetti negativi sulla salute rendendo più fragili di fronte al virus e aumentando la prevalenza di patologie cardiovascolari, metaboliche e respiratorie nella popolazione generale, accrescendo così la quota di soggetti con un rischio più elevato di conseguenze peggiori in caso di contagio da Covid-19.
Il particolato inquinante, inoltre, comporta un incremento della risposta infiammatoria a livello polmonare e questo, in presenza di SARS-Cov-2, potrebbe favorire la comparsa di sintomi più gravi. Tuttavia non abbiamo ancora dati sufficienti per essere certi dell’impatto dell’inquinamento atmosferico sul decorso a breve e a lungo termine dell’infezione da SARS-Cov-2.
Autore: Giovambattista Martino
Fonte: Fonte: Corriere della Sera