A cura dell’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente si riportano le concentrazione dei valori delle PM 2,5 registrati con il sistema di rilevamento Ancler a Frosinone, Anagni, Cassino e Sora, nei primi 20 giorni di gennaio 2021.

La concentrazione ed il tempo di esposizione sono i valori significativi che correlano le PM alle malattie ed alle morti. Il riferimento è al PM 2,5, piuttosto che al PM 10, perché il PM 2,5 è correlato con maggior precisione all’insorgenza delle malattie ed alla mortalità. La capacità patogenetica del PM 2,5 è concentrazione dipendente. Più sono alti i valori maggiore il rischio di malattie molto gravi e di morti premature.

Secondo la normativa per le PM 2,5 il valore limite ammesso in Europa è di 25 mcg/m3 quale media annua, di 10 mcg/m3 per l’OMS.

Se consideriamo che non è stato individuato un valore di PM 2,5 al disotto del quale si possa escludere insorgenza di malattie, i valori di seguito riportati da un punto di vista patogenetico risultano essere drammatici. Ma lo sono ancor di più alla luce dei risultati del recentissimo studio effettuato dall’Università di Utrecht rispetto ai tassi di mortalità da particolato fine PM 2,5: “Mortalità prematura dovuta all’inquinamento atmosferico nelle città europee; an Urban Burden of Disease Assessment” (Khomenko et al., 2021), pubblicato su The Lancet Planetary Health nel gennaio 2021. Brescia risulta in questa pubblicazione la città con maggior mortalità prematura indotta d’Europa con una media annua di 27,5 mcg/m3 di PM 2,5.

Un raffronto tra le medie annue del 2015, anno considerato nello studio citato, tra Brescia e Frosinone è raccapricciante. A Frosinone la stazione Mazzini che rileva il PM 2,5 ha registrato una media annua pari a 26 mcg/m3, di poco inferiore a quella di Brescia. A tutti è noto che la peggiore qualità dell’aria a Frosinone la rileva la centralina dello Scalo, con valori estremamente più alti rispetto a quelli della centralina di Viale Mazzini. La centralina Arpa dello Scalo non misura le PM2,5 da mai, pertanto l’unico raffronto è con le PM10 che nel 2015 risultavano di 50 mcg/m3 di media annua rispetto a 33mcg/m3 di Viale Mazzini. Negli ultimi dieci anni il rapporto tra PM 2,5 e PM 10, a Frosinone, è risultato costantemente superiore al 70%, pertanto per difetto la media annua delle PM 2,5 dello Scalo può essere assimilata a 35 mcg/m3. Se per Brescia, in funzione di una media annua di 27,5 mcg/m3 di PM2,5, sono state calcolate in 232 le morti prevenibili in un anno, le più alte d’Europa, basta una semplice ancorché approssimativa proporzione, per comprendere, quale prezzo in numero di morti Frosinone, con valori di 35 mcg/m3 di gran lunga superiori a quelli di Brescia, sta pagando da anni all’inquinamento ambientale. Nello studio riportato, che ha valutato le condizioni di inquinamento da polveri sottili in 1000 cittadine europee, estremamente allargato, poiché comprensivo anche di piccoli sobborghi, la città di Frosinone non è stata presa in considerazione.

La Valle del Sacco in generale e la città di Frosinone in particolare risultano puntualmente escluse da indagini epidemiologiche, registri tumori e quanto altro possa dare indicazioni su una criticità sanitaria sempre più grave e sempre più misconosciuta. Di contro Valle del Sacco e Ciociaria sono tenute nella massima considerazione quali sedi preferenziali di allocazione di migliaia di tonnellate di rifiuti di ogni genere, devastanti per l’impatto inquinante e inconciliabili con criticità sanitarie documentate.

Nei grafici riportati i colori indicano la concentrazione secondo la legenda in basso a sinistra. Più sono scuri, più sono in alto e più sono pericolosi. All’interno delle aree colorate è riportata la percentuale del tempo di esposizione a quella concentrazione durante tutto il periodo di riferimento. Nella parte bassa, in tabella, il numero assoluto delle ore di esposizione alla concentrazione corrispondente alla linea. 

Le concentrazioni più elevate e maggiormente persistenti, come si evince dalla disposizione dei colori del grafico e dalle percentuali riportate, si registrano nella parte bassa del Capoluogo. Madonna della Neve e Frosinone Scalo per il 50% del tempo del periodo considerato hanno mostrato concentrazioni estremamente elevate e solo per il 10% del tempo si sono rilevati valori entro i limiti di norma. A seguire in questa triste classifica Cassino e Sora, quindi Anagni. La zona meno inquinata, tra quelle riportate, il Centro Storico di Frosinone. Indistintamente, pur facendo riferimento al valore limite ammesso dall’Europa, di gran lunga più permissivo rispetto a quanto considerato dall’OMS, si sono registrati valori entro i limiti di norma solo per periodi relativamente brevi. Dal 10% di Frosinone Bassa al 40% del Centro Storico.

Dott. Giovambattista Martino – coordinatore Associazione Medici

Autore: Giovambattista Martino

Fonte: Associazione Medici per l’Ambiente 22/01/2021